ALCUNE SPECIE DI ALBERI MOLTO COMUNI DA NOI
Queste brevi descrizioni non hanno nessuna pretesa scientifica. Vengono solamente descritti uno-due “caratteri forti” per ogni specie di albero che permettono di riconoscerlo a prima vista.
Aceri Il genere Acer comprende numerose specie, abbastanza diverse fra loro. Ma tutte hanno lo stesso tipo di frutto, inconfondibile con la sua doppia ala che gli permette di volare frullando come un’elica. (I botanici chiamano samare questi frutti dotati di espansioni alari) Nella maggior parte delle specie le foglie sono grandi e divise in 3-5 lobi più o meno appuntiti, simili a quelle del platano. Ma il platano si distingue immediatamente dell’acero per la scorza e per i frutti.
Betulla Inconfondibile per la scorza bianca e liscia con occasionali anelli ruvidi e scuri. Sono molto caratteristici i frutti: d’inverno appaiono come salamini bruni pendenti che si disfano al primo contatto liberando dei piccoli semi alati (sembrano moschini) e delle squamette simili al profilo di un uccello in volo.
Faggio Il carattere di riconoscimento principale è il tronco grigio chiaro e liscio, come una colonna. Sono caratteristiche anche le gemme scure e appuntite. Le foglie sono lucide e hanno il bordo leggermente ondulato. Il frutto sembra un piccolo riccio di castagna spinoso; i semi sono scuri e spigolosi. Nelle faggete c’è un grosso strato di foglie morte a terra.
Frassino Nella mitologia nordica era simbolo del cosmo. Le foglie sono grandi, composte. Inconfondibili i frutti alati (samare) che pendono a grappoli. Hanno un’ala sola a differenza dalle samare degli aceri. Altrettanto inconfondibili: le gemme nere, vellutate all’estremità di rametti simili a tozze dita.
Olmo I rametti estremi sono molto fini (l’opposto del frassino). In febbraio questi rametti visti controluce appaiono pieni di noduletti (i bocci dei fiori che cominciano a ingrossarsi). Inconfondibili i frutti (samare) fatti un po’a cuore con un’espansione membranosa che permette loro di volare. Questi frutti si sviluppano prima delle foglie, in primavera; si può facilmente confonderli con le foglie per il loro colore verde chiaro. Quando maturano diventano marroni e cadono a terra; nei viali cittadini formano dei tappeti che frusciano deliziosamente sotto i piedi. Nei viali si possono vedere certi alberi completamente ricoperti di frutti; per loro è un “anno grasso” dal punto di vista riproduttivo a cui probabilmente seguirà un anno magro.
Pioppo L’albero più comune nella pianura padana, spesso in filari lungo fossi e al margine dei campi. E’ una specie dioica cioè a sessi separati: ci sono individui che fanno solo fiori maschili e altri che fanno solo fiori femminili. Le infiorescenze maschili (amenti) sono simili a bruchi scuri penzoloni e compaiono prima delle foglie, poi cadono. Le infiorescenze femminili diventano grappoli di palline verdi che in maggio si aprono e liberano un enorme numero di semi con tanti sottilissimi peli, simili a batuffoli di cotone. Nella varietà “pioppo cipressino” è inconfondibile la forma slanciata.
Platano Due caratteri inconfondibili: la scorza e i frutti. La scorza si sfalda a grandi scaglie irregolari, brune, gialline, verdine formando un disegno simile a una tuta mimetica. I frutti sono delle palline pendule, ruvide, che si disfano in tanti semini volanti con un ciuffetto di peli giallastri. Le foglie somigliano a quelle dell’acero. D’autunno si staccano lentamente: spesso seccano sull’albero prima di cadere durante l’inverno. Tra gli alberi cittadini i platani raggiungono le massime dimensioni. Alcuni superano il settimo piano di una casa.
Querce Erano alberi sacri per i Greci e i Romani. Nell’Italia centrale si vedono spesso grandi querce isolate, imponenti, con i rami contorti. Inconfondibili le foglie col margine a lobi arrotondati. (Se i lobi sono a punta sono specie americane, molto comuni nei nostri giardini). Altrettanto inconfondibili i frutti: le ghiande. Le foglie seccano sull’albero senza cadere d’autunno.
Il genere Quercus comprende varie specie, tutte abbastanza simili fra loro, ad eccezione del leccio (Quercus ilex) tipico delle zone mediterranee che ha foglie piccole, non lobate, spesse e di un verde scurissimo (quasi nero a distanza).
Tiglio Era l’albero sacro delle popolazioni germaniche e slave. Le foglie sono a forma di cuore col margine dentato. Inconfondibili i frutti: due-tre “noccioline” sospese a un’ala membranosa (in gergo botanico brattea). Inconfondibile il profumo (dolcissimo, inebriante) che i fiori (piccoli, gialli riuniti in mazzetti) spandono nella prima metà di giugno. Il tronco è scuro: spesso dalle radici, tutt’intorno al tronco, spunta una corona di rametti (polloni).
Due specie che vengono da lontano, ma che ormai fanno parte della nostra flora: l’ailanto e la robinia. Crescono dappertutto, anche sui terreni più ingrati come macerie, scarpate ferroviarie, ecc. Spesso hanno l’aspetto di cespugli più che di veri alberi.
Ailanto Originario dell’Estremo Oriente. Foglie composte, molto grandi; le singole foglioline sono appuntite. Gli alberi piccoli con in cima un unico ciuffo di queste grandi foglie composte sembrano piccole palme. Quando sono appena spuntate, in aprile, queste foglie sono rosa o viola. I frutti volanti sono circondati da un’espansione membranosa contorta. Si vedono d’estate in grandi grappoli rossicci, poi diventano marroni.
Robinia Originaria dell’America settentrionale. Foglie composte; le singole foglioline sono arrotondate. Spine sui rami. In maggio si riempie di grappoli di fiori bianchi profumatissimi. I frutti sono dei baccelli nerastri pendenti.
E infine tre specie di conifere: pino, abete, larice.
Pino e abete si distinguono immediatamente fra loro per la forma complessiva (“il portamento” dicono i botanici). L’abete ha la tipica forma regolare piramidale “da albero di Natale”; il tronco porta rami anche nella parte bassa. Nel pino la forma è più irregolare e il tronco si ramifica solo in alto (tipici i pini mediterranei a ombrello). Il larice ha un aspetto simile a quello dell’abete, ma la forma piramidale è meno pronunciata e i rami sono più deboli e distanziati.
In un bosco di abeti la luce può essere pochissima: in quel caso nel sottobosco crescono quasi esclusivamente muschi. In un bosco di pini c’è in genere più luce, ma il suolo è quasi completamente coperto dagli aghi degli anni scorsi, brunorossicci. Invece il bosco di larici di solito è molto luminoso; nel sottobosco possono crescere molte specie erbacee.
Pini Il genere Pinus comprende numerose specie che crescono sia nelle zone mediterranee che in montagna. In montagna sui pendii più asciutti e soleggiati. Hanno foglie aghiformi lunghe, rigide, in ciuffetti. In primavera ogni ramo si allunga e porta all’estremità un gruppo di foglie nuove tutte parallele, raccolte in un fascio verticale, dritto come una candela: poi le foglie si aprono. Le pigne sono tonde e legnose: quando non sono ancora mature sono verdi e trasudano lacrime di resina. Nei pini marittimi la scorza si stacca a larghe scaglie rossicce.
Abete Gli aghi sono più piccoli che nel pino e sono disposti sui rametti formando un disegno che ricorda una penna d’uccello. Le pigne sono allungate e pendenti. Questa specie di abete, comunissima in montagna viene chiamata abete rosso. Una specie meno comune è l’abete bianco: mi piace immaginarlo come l’abete della festa, delle grandi occasioni. La forma dell’albero è meno piramidale (larga in alto anziché appuntita), le foglie sono appiattite con una faccia inferiore argentea, le pigne stanno in piedi anziché pendere. Quando sono mature si disfano e sui rami rimane l’asse centrale come un piccolo stecco verticale.
Larice È l’unica conifera nostrana con foglie che cadono d’inverno. Le foglie di un verde più chiaro di quelle delle altre conifere, sottili e delicate, sono raccolte in ciuffetti inseriti su rametti laterali cortissimi, simili a bitorzoli. D’inverno si vede molto bene questo aspetto bitorzoluto dei rametti secondari. La pigne sono piccole e tonde. La scorza si stacca a grandi scaglie dalle quali si possono intagliare delle bellissime barchette. Spesso il lato del tronco rivolto verso il sole è di una tonalità più rossiccia del lato in ombra.