GLI ANIMALI PIU’ PUZZOLENTI AL MONDO

Quali sono le creature più puzzolenti al mondo? ma soprattutto, perché puzzano tanto? e da cosa deriva la loro puzza?


Se ti avvicini troppo a una Moffetta comune (Mephitis mephitis), rischi di essere spruzzato con un mix nocivo di tioli solforici, le stesse sostanze chimiche presenti nelle cipolle crude che ti fanno piangere. Lo spray non solo puzza: provoca un senso di soffocamento, cecità temporanea e nausea, permettendo alla moffetta di allontanarsi sfuggendo così dal potenziale pericolo.

Questo “profumo” è prodotto da due ghiandole anali poste alla base della coda e viene sparato attraverso ugelli collegati a tali ghiandole. L’impressionante controllo muscolare permette alle moffette di centrare il volto del nemico a una distanza di oltre 2 m.

Senza questo deterrente, la moffetta, lenta e un po’ goffa, non sarebbe in grado di sfuggire dai suoi predatori.

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Moffetta comune (Mephitis mephitis)

La moffetta non è l’unico animale ad usare questa tattica. Anche l’Upupa verde boschereccia (Phoeniculus purpureus), uccello nativo dell’Africa, punta la coda contro i potenziali predatori e, in caso di pericolo, emette una scarica puzzolente.

Le sostanze chimiche responsabili per l’odore includono il dimetil-solfuro, sostanza che dà alle uova marce il caratteristico tanfo. I giovani dell’Upupa verde boschereccia, quando sono aggrediti, possono spruzzare anche feci liquide, sostanze sicuramente non meno disgustose.

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Upupa verde boschereccia (Phoeniculus purpureus)

Anche l’Upupa europea (Upupa epops) ha evoluto una tattica difensiva simile: i pullus (pulcini) possono “sparare” le feci liquide fino a 60 cm di distanza.

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Upupa europea (Upupa epos)

I Fulmari (Fulmarus glacialis), grossi uccelli marini imparentati con gli Albatros, sono altrettanto disgustosi. Si cibano di qualsiasi cosa, dal pesce avariato alla spazzatura, procurandosi così un bel “arsenale”. Quando i pullus si sentono minacciati, “sparano” il contenuto puzzolente e semi-digerito del proprio stomaco, così come gli adulti “sputano” un olio fetido contenuto sempre nello stomaco, contro gli aggressori.

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Fulmaro (Fulmarus glacialis)

Altri uccelli usano tecniche simili: il Mestolone (Anas clypeata) e l’Edredone (Somateria mollissima), cospargono di feci il nido e le uova quando questi sono minacciati. Le uova, così “aromatizzate”, diventano sicuramente meno appetibili.

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Mestolone (Anas clypeata)

Maleodorare potrebbe perfino aiutare gli uccelli a tenere lontano i parassiti e i microbi da pelle e penne. Uno studio ha trovato ben 17 composti antimicrobici nelle escrezioni dell’Upupa verde boschereccia che potrebbero proteggerla da pidocchi, batteri, lieviti, muffe e persino funghi.
Anseriformi del Mondo anatidi oca cigno anatra

Anche altre creature più piccole hanno evoluto un sistema difensivo “odoroso”.

 

Quando un millepiedi si sente minacciato, si arriccia a spirale e rilascia un liquido con un odore disgustoso che lo rende assolutamente inappetibile. Il liquido non solo ha un cattivo odore ma è anche altamente tossico. Una specie in particolare, rilascia abbastanza gas letale (acido cianidrico) sufficiente ad uccidere sei topi.

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Diplopoda – Millepiedi

Allo stesso modo, i coleotteri bombardieri (appartenenti alla sottofamiglia Brachininae), espellono un miscuglio di sostanze irritanti dalla punta dell’addome.

Il coleottero immagazzina idrochinone e perossido di idrogeno in compartimenti separati all’interno del proprio corpo. Ogni volta che si sente minacciato, una “valvola” mette in comunicazione i due compartimenti e le sostanze, mischiandosi, innescano una reazione chimica che riscalda la miscela a quasi 100°C. Sotto la pressione dei gas rilasciati, si apre un’altra valvola da cui fuoriescono in modo esplosivo le sostanze. Il coleottero “spara” lo spray ad intermittenza, come una mitragliatrice, per evitare il surriscaldamento. Il liquido è letale per gli insetti e risulta essere doloroso per l’uomo.

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Coleottero bombardiere (Brachinus sclopeta)

 

Tuttavia, l’odore non è unicamente utilizzato per auto-difesa. Alcune specie di piante imitano gli odori della carne in decomposizione e degli escrementi per attirare gli insetti. I loro odori, quindi, servono per aiutarle a diffondere i propri semi.

La Rafflesia arnoldii, che si trova nelle foreste pluviali del Sud-Est asiatico ed appartiene ad un gruppo di piante parassite chiamati piante cadavere, ne è un esempio. Per la maggior parte del tempo la pianta risulta difficile o quasi impossibile da vedere, in quanto non ha fusto o ramificazioni né foglie né vere radici.

Ma quando fiorisce è impossibile non localizzarla. Produce il fiore più grande al mondo (un metro di diametro). Ma questo impressionante fiore emette un tremendo odore di carne in putrefazione che attira le mosche e permette l’impollinazione.

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Rafflesia arnoldi

L’Aro titano (Amorphophallus titanum), originario di Sumatra, è un gigante tra le piante. Produce un enorme infiorescenza a spadice che può raggiungere i 3 metri di altezza. Fiorisce raramente, ma quando lo fa questa pianta tropicale dispiega i suoi petali e rilascia un forte odore simile alla carne in putrefazione. Il profumo è irresistibile per alcune specie di api, mosche e coleotteri, che si nutrono di resti di animali in decomposizione.

Uno studio del 2010 sull’Aro titano permise di identificare le varie sostanze chimiche emesse dal fiore. Durante le prime fasi della fioritura, si sente un odore di frutta marcia. Durante la crescita del fiore, l’odore si intensifica ed assomiglia sempre più a quello di carne putrefatta. Questo è causato da una sostanza chimica, il dimetil-trisofuro, che viene anche emessa da alcuni vegetali cotti come le cipolle e i cavoli, altre che dalla carne marcia e dal cibo e bevande fermentate.

Successivamente il fiore comincia a secernere un liquido contenente trimetilammina che rilascia un forte odore di pesce marcio. In fine, un altro composto, l’acido isovalerico, dà al fiore un odore che i ricercatori hanno descritto come “cheesy foot-like odour” (odore di piedi “formaggiosi”).

puzza - Aro titano - Amorphophallus titanum
Aro titano (Amorphophallus titanum) 

 

Mentre alcuni animali hanno affinato la loro abilità di puzzare, altri sono diventati “puzzolenti” per caso. I bradipi, noti per non fare un granché, ne sono un esempio.

 

Durante la stagione secca il mantello del bradipo è normalmente di color marrone sporco, ma durante la stagione delle piogge prende una considerevole tinta verdastra. Questo a causa delle alghe che gli crescono tra i folti peli.

I bradipi potrebbero effettivamente beneficiare di questo fatto. Alcuni studiosi hanno suggerito che la loro pelliccia si sia evoluta per favorire la colonizzazione da parte dalle alghe, forse per camuffare i bradipi, isolarli termicamente, o fornire nutrienti essenziali.

Se questo fosse vero, la mancanza di colonie algali sane potrebbe spiegare perché i bradipi non sopravvivono a lungo in cattività.

I bradipi, inoltre, sono colonizzati da alcuni coleotteri. Gli adulti vivono nella pelliccia vicino ai gomiti e dietro le ginocchia, mentre le larve si nutrono dei loro escrementi.

In uno studio hanno trovato ben 980 scarabei che vivevano nella pelliccia di un singolo bradipo.

Su un bradipo, inoltre, si possono anche trovare tre diverse specie di acari e alcune falene trascorrono loro vita adulta nascoste nel folto della pelliccia. Qui, oltre a trovare un sicuro rifugio dai predatori, si nutrono delle secrezioni dalla pelle del bradipo e delle alghe presenti sulla sua pelliccia.

Alcuni Bradipi tridattili (Bradypus tridactylus) possono ospitare oltre 120 falene contemporaneamente. Come risultato di tutto questo, i bradipi risultano essere tra le più maleodoranti creature della Terra.

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Bradipo didattilo (Choloepus didactylus)

L’Hoatzin (Opisthocomus hoazin) è talvolta chiamato “uccello puzzolente” a causa del forte odore di letame che emana. Vive nella foresta amazzonica ed è l’unico uccello al mondo che mangia quasi esclusivamente foglie. La sua dieta vegetale è responsabile per il suo caratteristico odore. I batteri nel suo intestino scompongono la materia vegetale e il processo di fermentazione rilascia gas maleodoranti.

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Hoatzin (Opisthocomus hoazin)

Il Capodoglio (Physeter macrocephalus) è un altro “puzzone” accidentale. Il più grande carnivoro del mondo, si tuffa nel profondo in mare per nutrirsi di calamari giganti, mangiando circa una tonnellata di pesce e calamari al giorno. Siccome i calamari potrebbero ferire il tratto intestinale del capodoglio con i loro robusti becchi, le balene, per proteggersi, secernono una sostanza cerosa. Il risultato finale è una palla in decomposizione di calamari mescolati con questa sostanza cerosa. Questa strana palla la si trova spesso sulle spiagge e si chiama ambra grigia.

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Capodoglio (Physeter macrocephalus)

 

C’è un ulteriore uso del cattivo odore: la comunicazione.

 

Le Iene vagano in branco in vasti territori e utilizzano l’odore per segnare le piste e i confini. Ghiandole perianali producono una pasta maleodorante chiamata “hyena butter” (burro di iena) che strofinano su oggetti e persino l’un l’altro. L’odore non serve solo a marcare il territorio, è utilizzato anche dai membri del clan per tenersi “aggiornati” su gli altri membri del branco. Una specie di “guida odorosa” sui vari membri.

Un analisi chimica del burro di iena, ha dimostrato che non solo ogni singolo animale ha un suo specifico odore ma che ogni singolo clan ha un odore caratteristico e unico che differisce sostanzialmente da quello di altri clan.

Le iene acquisiscono l’odore del clan strofinando le proprie ghiandole anali contro la stessa vegetazione su cui gli altri membri si sono già strofinati, mischiando così il proprio odore con quello di tutti gli altri. Siccome l’appartenenza o meno al clan è soggetta a modifiche, le iene devono regolarmente ungersi le une con le altre per trattenere il profumo del clan corrente.

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Iena-striata (Hyaena hyaena)

Anche i Lemuri catta (Lemur catta) utilizzano l’odore per comunicare.

I Lemuri catta vivono in gruppi di 20-30 individui, e durante la stagione degli amori i maschi competono ferocemente per conquistare il diritto all’accoppiamento. Ma, anziché usare i loro affilati denti, con i quali rischierebbero di ferirsi gravemente, fanno un vero e proprio “stink-off” (termine inglese che indica una competizione a chi fa la “puzzetta” più rumorosa e fetida).

I Lemuri catta maschi usano ghiandole odorifere presenti sui polsi e sulle spalle per inviare un avvertimento ai rivali, essenzialmente dicendo “stai lontano, queste femmine sono mie”. La ghiandola del polso produce un odore di breve durata, mentre la ghiandola della spalla produce una pasta marrone il cui odore è molto più persistente.

Il duello inizia quando due lemuri si affrontano raccogliendo il muschio odoroso dai loro polsi e accumulandolo sulle code. Dopo di che sbattono con un colpo la coda verso il loro rivale, diffondendo il loro odore contro l’avversario. Lo scontro può durare fino a un’ora e termina solo quando un lemure si ritira.

Lemur catta_Lemure catta
Lemur catta (Lemure catta)

L’ultimo tra i contendenti del primato dell’animale più puzzolente al mondo si trova molto più vicino di quanto si possa supporre. Nel 2011 dei ricercatori hanno dimostrato che l’odore dell’uomo è unico e caratteristico, e per questo motivo che siamo così attraente per mosche, moscerini, zanzare ed affini.

Gli uomini hanno un odore così particolare perché rilasciano fragranze praticamente da ogni parte del corpo a differenza degli altri animali che invece li emettono solo da pochi punti.  L’odore è aggravato dai batteri che vivono sul nostro corpo che a loro volta emettono olezzi.

Per emettere odore, un essere vivente deve rilasciare delle sostanze chimiche volatili che evaporano rapidamente. Trasformandosi in gas, queste sostanze possono raggiungere rapidamente il naso del malcapitato. Inoltre, i microrganismi che vivono sulla nostra pelle, si nutrono del nostro sudore convertendo le sostanze non volatili in volatili, aumentando quindi l’effetto.

Potremmo quindi illuderci di avere un migliore odore rispetto ad una moffetta o ad un uccello puzzolente, ma gli studi fatti sia sugli uccelli che su altri mammiferi dimostrano che loro producono un numero significativamente inferiore di sostanze organiche volatile rispetto a noi.

Un uomo adulto emette acqua, proteine, aminoacidi, urea, ammoniaca, acido lattico e sali. La maggior parte di queste sostanze può puzzare abbondantemente.

Durante la pubertà, le ghiandole che rilasciano queste sostanze chimiche pullulano di batteri, facendoci diventare ancora più puzzolenti.

 

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