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ALLE PORTE DELL’INFERNO lava
Per la maggior parte del XX secolo, l’enigma centrale della vulcanologia non riguardava il comportamento delle montagne vulcaniche, ma le loro origini in profondità. Si cominciò a far luce su questi fenomeni agli inizi degli anni sessanta, quando si impose la teoria della tettonica a zolle (Wilson, McKenzie, Parker e Morgan), che rivoluzionò profondamente le scienze della Terra. Secondo questa teoria, lo strato superficiale della crosta terrestre, la litosfera, è un mosaico in perenne cambiamento, di enormi, rigide zolle che galleggiano su un’astenosfera di rocce plastiche calde. Le correnti di convenzione termiche della astenosfera fanno muovere le zolle di pochi centimetri l’anno, creando un insieme di collisioni, di slittamenti orizzontali e di netti distacchi.
I vulcani sono concentrati lungo due di queste zone marginali: le aree di subduzione, zone di sprofondamento, e i rifts, zone di allontanamento delle zolle.
Le eruzioni vulcaniche si possono verificare con meccanismi molto differenti, che non è semplice classificare in modo sistematico, soprattutto perché nell’ambito di una singola eruzione possono coesistere tipologie diverse. Le classificazioni moderne tengono conto sia dei meccanismi di emissione sia della dimensione e della distribuzione dei materiali emessi.
Le lave contengono una percentuale di silice SiO2 la cui maggiore o minore presenza è indice di acidità e fluidità del materiale. Si possono classificare in tre gruppi:
- Basiche o basaltiche : contengono silice inferiore al 50% (lava fluida)
- Intermedie o andesitiche: contengono silice tra il 50% e il 65%
- Acide o granitiche: contengono silice superiore al 65% (lava viscosa)
La morfologia delle colate di lava basaltica solidificate dipende in gran parte dalla viscosità e dalle caratteristiche dell’ambiente in cui avvengono.
Quando la lava è fluida, il pendio su cui si muove è poco inclinato e l’alimentazione della bocca del vulcano è continua, la colata si solidifica formando una superficie superiore piuttosto liscia; dove la colata incontra un ostacolo si originano morfologie ad archi concentrici, che formano la cosiddetta lava a corda, detta anche Pahoehoe (in hawaiano “pietre su cui si può camminare”).
Una lava leggermente più acida della precedente, detta lava AA, ha uno strato superiore meno spesso quando solidifica e le lave sottostanti invece di incurvarlo lo spezzano.
Una morfologia particolare è rappresentata dalla lava a cuscino (pillows), caratteristica delle colate eruttate in ambiente sottomarino; i cuscini hanno una forma grossolanamente sferica con diametro di qualche decimetro e sono frequenti lungo le dorsali oceaniche.
Quando i magmi basaltici solidificano in condizioni ipoabissali (ambiente marino poco profondo o zone costiere) per contrazione termica della massa, formano ampi prismi che prendono il nome di basalti colonnari.
Le lave granitiche scorrono invece con difficoltà e formano distese di blocchi vicino alla bocca di emissione; nei casi più estremi sopra la bocca si creano dei domi emisferici che possono crescere gradualmente per lungo tempo, fino a crollare una volta raggiunta un’altezza ed una pendenza eccessive (caldera). Il magma più viscoso e ricco di gas e vapore acqueo, risalendo viene sottoposto ad un abbassamento di pressione che provoca la fuga dei gas. Parte del magma viene lanciato in alto, si spezza e ricade al suolo sotto forma di piroclasti che si classificano per grandezza decrescente in: bombe vulcaniche, lapilli, sabbie, ceneri.
L’attività vulcanica, con emissione di lave o piroclasti, può avvenire intorno ad una fenditura ben localizzata, che prende il nome di cratere oppure lungo fratture lineari. L’attività può essere relativamente breve (pochi mesi) oppure protrarsi anni o addirittura secoli. In alcuni casi si sviluppano rapidamente apparati vulcanici del tutto nuovi.
Nel 1943 un contadino che in Messico stava arando il suo campo, dopo una serie di tremori del terreno, vide una nuvola di fumo sollevarsi dal suolo; era la nascita del vulcano Paricutin, che nell’arco di un anno raggiunse l’altezza di 350 m, inghiottì con la sua lava un villaggio a 10 km di distanza e cessò la sua attività dopo dieci anni.
Molto più antica (circa 3500 anni fa) è l’eruzione che diede origine alla caldera dell’isola di Santorini nell’Egeo. Dell’antica isola restano solo quattro principali frammenti; il collasso del vulcano provocò uno tsunami che si abbatté sulle coste distruggendo numerosi insediamenti umani. Il ritrovamento recente a Santorini di edifici e templi sepolti dalle ceneri e dalle pomici ha fatto pensare che sull’isola prima del suo parziale sprofondamento si fosse sviluppata una civiltà piuttosto avanzata e che quell’area potesse essere identificata con la mitica Insula Atlantis (Atlantide), descritta da Platone nei suoi Dialoghi.