Alla scoperta della valle del Giongo, una piccola e affascinante valle alle pendici del Canto Alto, vero paradiso per piccoli e grandi uccelli.
Biancone (Circaetus gallicus)
Con la loro capacità di raggiungere vertiginose altezze, distinguere cose minuscole da grandissime distanze, muoversi nel cielo senza battere le ali, gli uccelli rapaci hanno sempre affascinato l’uomo, stimolandone fantasia e inconscio. Un grande rapace, sia posato che in volo, infatti, costituisce un’immagine carica di valori simbolici, come testimonia il fatto che tali animali sono stati spesso raffigurati su stendardi, corone, etc.
Nelle diverse realtà sociali del presente e del passato i rapaci compaiono così sotto molteplici aspetti: possono essere apprezzati compagni di caccia, oggetti di culto e venerazione, oppure, in antitesi, mira d’accanite persecuzioni. Queste ultime, nei secoli più recenti e nei paesi “civilizzati”, hanno portato all’eliminazione locale d’intere popolazioni. A partire dagli anni ’40, una nuova e più subdola minaccia si è profilata per i rapaci: l’inquinamento chimico. I suoi effetti sono stati disastrosi e molte specie, già fortemente perseguitate, hanno fatto registrare dei tracolli. Gli uccelli predatori, difatti, posti all’apice della catena alimentare, risultano essere molto sensibili ai veleni ambientali e, pertanto, sono considerati un buon indicatore dello stato di salute dell’ambiente.
L’avvistamento di un falco può far pensare a luoghi sperduti ed inaccessibili, ad un’occasione difficilmente ripetibile. Risulta spesso sorprendente, pertanto, sapere che proprio a due passi dalla città, in valli così antropizzate, si possano facilmente fare degli incontri particolari. Eppure basta che sopravvivano spazi anche ridotti, come boschetti, zone di brughiera e aree laterali ai corsi d’acqua perché questi animali trovino un ambiente in cui sopravvivere e riprodursi.
La Val del Giongo, una piccola valle alle pendici del Canto Alto, situata all’interno del Parco dei Colli a pochi passi da Bergamo, ne è un fulgido esempio. Difatti in pochi ettari di campi e bosco si possono osservare fino a sette specie differenti di falchi.
Con l’arrivo della primavera in aprile si possono osservare i falchi pecchiaioli (Pernis apivorus), che, dopo una lunga migrazione Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
dall’Africa, compiono il cosiddetto “applauso” (le ali vengono alzate al di sopra del corpo e giungono fin quasi a toccarsi, cosa che altri uccelli, meno elastici nell’articolazione, non riescono a fare) durante le parate nuziali. L’applauso viene compiuto alla fine di voli circolari sul territorio seguito da una serie di tuffi in volo ondulato. Il falco pecchiaiolo costruisce il suo nido preferibilmente su grandi alberi alla biforcazione di grossi rami. Nonostante le grandi dimensioni (lunghezza 52-60 cm; apertura alare 135-150 cm) il falco pecchiaiolo è prevalentemente insettivoro. Lo si trova spesso a terra mentre scava affannosamente in cerca di larve e pupe d’insetti, in particolare d’api, vespe e calabroni. Gli adulti delle vespe non sono ingoiati se non raramente e in ogni modo dopo aver tolto loro il pungiglione. Può catturare anche anfibi e rettili nonché piccoli mammiferi.
Poiana (Buteo buteo)
Stanziale è invece la poiana (Buteo buteo) che, se pur difficilmente distinguibile dal falco pecchiaiolo, non sfugge agli occhi di un esperto birdwatcher. La sua sagoma è più compatta e proporzionata, il suo volo meno agile ed aggraziato. Nutrendosi prevalentemente di piccoli roditori e micromammiferi, ma anche d’uccelli, rettili e anfibi, la poiana non risulta essere in competizione col falco pecchiaiolo. Le due specie, infatti, coesistono pacificamente in questa piccola valle e nidificano a poca distanza l’una dall’altra e le si vedono spesso volteggiare insieme.
In competizione con la poiana risulta invece essere il biancone (Circaetus gallicus) che, quando transita nel periodo migratorio nel suo territorio di caccia, viene prontamente disturbato ed attaccato. Il biancone, specialista nella caccia ai serpenti, pur essendo di dimensioni maggiori rispetto alla poiana (lunghezza 62-67 cm; apertura alare 185-195 cm) è d’indole poco aggressiva ed evita volentieri lo scontro diretto; inoltre ha territori di caccia più estesi. Di conseguenza risulta essere più difficile da avvistare.
Nibbio bruno (Milvus migrans)
Il nibbio bruno (Milvus migrans) con la sua eleganza, fa sporadiche comparizioni in cerca di una facile preda e, perché no, di qualche carcassa. E’ difatti un tipico “raccoglitore” di quello che capita adattandosi a grandi varietà di cibo scovato dopo veleggiamenti effettuati anche per diverse ore di seguito: pesci ed animali morti, rifiuti ecc.
L’ultimo rappresentante della famiglia degli Accipitridi presente in questa incantevole valle è lo sparviere (Accipiter nisus). Il “puntino” che vola solitario su un ambiente di colline ricoperte da boschi non troppo fitti, una volta inquadrato col binocolo, si dimostra essere l’agile e veloce sparviere che caccia volando basso nascondendosi dietro ripari naturali e piombando sulla preda all’ultimo momento. Normalmente parte da un posatoio dove rimane immobile fino al momento in cui decide di attaccare, allorquando si lancia all’inseguimento della preda inseguendola con straordinaria agilità tra alberi e rami.
Alla famiglia dei Falconidi appartiene invece il piccolo gheppio (Falco tinnunculus) implacabile cacciatore d’insetti. Facilmente riconoscibile per la caratteristica tecnica di caccia dello “spirito santo”, tecnica che gli permette di rimanere immobile in cielo, tenendo la coda aperta a ventaglio e con leggere e rapide battute d’ala.
Gheppio (Falco tinnunculus)
Pellegrino (Falco peregrinus)
Altro Falconide nidificante in zona è il pellegrino (Falco peregrinus). Spettacolare più che in ogni altro rapace è la sua tecnica di caccia. Prima acquista altezza volteggiando, poi, improvvisamente, chiude progressivamente le ali per aggiustare velocità e direzione e si precipita velocissimo sulla preda giungendovi dal retro o da sotto. La velocità di picchiata può raggiungere anche i 240 km/h. All’ultimo momento frena bruscamente, afferra la preda o la colpisce con la zampa per poi afferrarla con un ulteriore tuffo. Infine con un rapido colpo di becco rompe le vertebre cervicali dell’uccello.
Tra i rapaci notturni sono presenti il gufo comune (Asio otus), la civetta (Athene noctua), l’assiolo (Otus scops) e l’allocco (Strix aluco). Tra le altre specie d’uccelli nidificanti o svernanti comunemente osservabili troviamo la cincia mora (Periparus ater), la cinciarella (Cyanistes caeruleus), la cinciallegra (Parus major), il regolo (Regulus regulus), il fiorrancino (Regulus ignicapilla), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il cardellino (Carduelis carduelis), il verzellino (Serinus serinus), il verdone (Chloris chloris), la capinera (Sylvia atricapilla), la passera d’Italia (Passer italiae), il cuculo (Cuculus canorus), l’upupa (Upupa epops), il torcicollo (Jynx torquilla), lo storno (Sturnus vulgaris), il luì piccolo (Phylloscopus collybita), il pettirosso (Erithacus rubecula), il codibugnolo (Aegithalos caudatus), la ballerina bianca (Motacilla alba alba), la ballerina gialla (Motacilla cinerea), il merlo (Turdus merula), la ghiandaia (Garrulus glandarius), la cornacchia grigia (Corvus corone cornix), il corvo (Corvus frugilegus), il corvo imperiale (Corvus corax), la tortora (Streptopelia turtur), la tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), il colombaccio (Columba palumbus), la rondine (Hirundo rustica), il balestruccio (Delichon urbicum), la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), il rondone (Apus apus), il rondone pallido (Apus pallidus), il fagiano (Phasianus colchicus).
Inoltre sono presenti il capriolo (Capreolus capreolus), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), il tasso (Meles meles), lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), il ghiro (Glis glis), il moscardino (Muscardinus avellanarius) e una gran varietà di micromammiferi, rettili e anfibi.