LA VITA IN UNA GOCCIA D’ACQUA

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Acroperus harpae (Baird, 1834), Phylum degli Artropodi, Subphylum Crostacei, Ordine Cladoceri

Il plancton (dal greco πλαγκτόν, ossia vagabondo) è la categoria ecologica che comprende il complesso di organismi acquatici galleggianti che, non essendo in grado di dirigere attivamente il loro movimento (almeno in senso orizzontale), vengono trasportati passivamente dalle correnti e dal moto ondoso. Per queste sue caratteristiche, il plancton si distingue dal necton, il complesso di organismi viventi nella colonna d’acqua e dotati di nuoto attivo, e dal benthos, costituito dagli organismi abitanti i fondali e con i quali mantengono uno stretto rapporto di carattere trofico.

Il plancton comprende microorganismi (alghe unicellulari, protozoi etc.), larve, piccoli animali (come i crostacei che formano il krill), ma anche organismi di una certa mole come meduse e alghe pluricellulari (quali i sargassi).

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Bosmina longirostris (O. F. Müller, 1785),  Phylum degli Artropodi, Subphylum Crostacei, Ordine Cladoceri

Longirostris è una delle 620 specie che sono comunemente chiamate “pulci d’acqua” e si trova in laghi d’acqua dolce e stagni in tutto il mondo nei climi temperati e tropicali.

I membri di questa specie hanno un dimorfismo sessuale: le femmine possiedono grandi antenne che curvano indietro sopra la testa, assenti invece nei maschi, e sono leggermente più grosse, 0,4-0,6 mm di lunghezza contro 0,4-0,5 mm dei maschi. Entrambi i sessi hanno un rostro, una punta attaccata sulla loro testa con delle setole sensoriali. La funzione di rostro in B. longirostris è sconosciuta. Tuttavia, il rostro serve a distinguere B. longirostris dai loro parenti stretti, Bosmina sp., che mancano di questa struttura. Hanno anche un carapace composto da due valve chitinose trasparenti, che si presenta come un guscio piegato che copre l’animale, un solo occhio impari e una spina caudale. Gli arti, provvisti di setole, producono un vortice d’acqua verso il capo, dove un finissimo filtro di lunghe sete trattiene protozoi, alghe, batteri.

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Daphnia galeata (Mueller, 1785), Phylum degli Artropodi, Subphylum Crostacei, Ordine Cladoceri

Come tutti gli esseri viventi, anche gli organismi planctonici hanno una densità maggiore di quella dell’acqua, dovuta alla costituzione del citoplasma cellulare, la cui densità si aggira tra 1,02 kg/m3 e 1,06 kg/m3. Nonostante questo fattore, il plancton riesce ad ostacolare la tendenza a cadere sul fondo grazie ad una serie di adattamenti di varia natura, che ne permettono il galleggiamento. Uno di questi, sicuramente il più importante, è la forma del corpo, che offre una certa resistenza alla caduta tanto più ampia è la sua superficie rispetto al volume che occupa. La presenza di tentacoli, ciglia, flagelli, espansioni laminari o filiformi e le associazioni di alghe monocellulari in colonie filamentose con struttura a catena sono solo alcuni degli adattamenti con cui si realizza questo vantaggio. La diminuzione del peso specifico può avvenire anche grazie alla presenza di vacuoli riempiti d’aria o da gas, grassi ed oli che l’organismo stesso produce e mantiene all’interno del suo corpo. La velocità di caduta è contrastata anche dai deboli movimenti propri che possono avvenire per contrazione del corpo (come per le meduse) oppure grazie al movimento di ciglia, tentacoli ed altri organi locomotori.

Post 031 - Vita goccia acqua - Parte IV

Copepode Ciclopoide femmina, Phylum degli Artropodi, Subphylum Crostacei, Ordine Cyclopoida (Burmeister, 1834)goccia acqua

Copepode Ciclopoide maschio, Phylum degli Artropodi, Subphylum Crostacei, Ordine Cyclopoida (Burmeister, 1834)

I Copepodi, con circa 12.000 specie attualmente conosciute, costituiscono la sottoclasse di crostacei più ampiamente rappresentata nel plancton e nelle comunità meiobentoniche (benthos di dimensioni comprese tra 0,063 mm  e 1 mm) delle acque marine e continentali. Essi risultano molto abbondanti e diversificati negli ambienti pelagici, dove possono colonizzare sia le acque di superficie che quelle più profonde; molte specie si rinvengono anche in acque neritiche, su alghe o tra la vegetazione sommersa; molte altre fanno stabilmente parte delle biocenosi epibentoniche (che vivono sulla superficie del substrato) e freaticole (che vivono all’interno dei sedimenti), sia marine che dulciacquicole.

Un gran numero di specie sono parassite o commensali di numerosi organismi, tra cui poriferi, celenterati, anellidi, crostacei, echinodermi, molluschi, tunicati, pesci e mammiferi marini; altre, per lo più appartenenti agli ordini degli arpacticoida e dei ciclopoida, si sono stabilmente adattate alla vita negli ambienti acquatici sotterranei, in particolare a quelli interstiziali, di sorgente, iporreici (ambienti di transizione tra le acque che scorrono in alveo e quelle presenti nell’acquifero) e freatici. Un considerevole numero di specie, infine, colonizzano habitat semiterrestri molto particolari quali lettiere, muschi, terreni umidi e radici di mangrovie.

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Ceratium hirundinella (Dujardin 1841), Phylum Dinoflagellata, Classe Dinophyceae

Le dinoficee (Dinophyceae) sono una classe di alghe unicellulari flagellate. Sono importanti perché responsabili delle maree rosse: si sviluppano in determinate condizioni di bassa salinità, temperatura elevata e mare calmo.

Hanno involucri rigidi di cellulosa con un solco dove si arrotola il flagello. Sono correlate a protozoi ciliati. Possono essere organismi simbionti con spugne, meduse, coralli, anemoni di mare. Ai coralli cedono glicerolo come scarto di fotosintesi, determinante nel formare barriere coralline; le dinoficee che abitano dentro i coralli appartengono al genere zooxanthella.

Sono bioluminescenti, emettono luce quando vengono disturbate probabilmente per spaventare i predatori; alcune possono vivere sotto forma di cisti di resistenza (ricche di sporopollenina) facendosi trasportare dalla corrente e poi depositandosi sul fondo del mare non appena trovano le condizioni favorevoli. Quando nelle vicinanze passano particolari pesci, escono dalla quiescenza, tornano alghe e diventano predatori inibendo, con le proprie sostanze, l’apparato respiratorio della preda e causandone la morte. La nutrizione avviene per opera di un “sifone” che si estroflette per risucchiare tutte le sostanze possano essergli utili.

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Alga verde, Regno Plantae, Divisione Clorophyta, Classe Conjugatophyceae

Guardando al microscopio una goccia di acqua prelevata da uno stagno, si osserverà che essa ospita decine di piccoli organismi capaci di muoversi in maniera autonoma. Essi appartengono alla classe dei flagellati, così chiamati perchè sono dotati di piccoli organi a forma di frusta, i flagelli, i quali costituiscono il motore che permette a questi microrganismi di muoversi. Alcuni, considerati piante, sono chiamati fitoflagellati, altri, ritenuti animali, sono detti zooflagellati. La differenza più importante che separa le piante dagli animali è che le prime contengono la clorofilla, un pigmento verde che consente loro il processo di fotosintesi, grazie al quale i vegetali, utilizzando come fonte d’energia la luce solare, producono il nutrimento che è loro necessario. Gli animali, privi di questa capacità, possono nutrirsi solo a spese d’altri esseri viventi. I fitoflagellati, oltre alla capacità di muoversi, dispongono di un organello sensibile alla luce. Essi hanno quindi delle caratteristiche che appartengono sia al regno vegetale che a quello animale; sono, insomma, forme di vita intermedie fra i due regni.

Le coniugatoficee sono alghe viventi esclusivamente in acqua dolce, unicellulari ed appartengono al gruppo delle alghe verdi. Per la particolare bellezza, meritano l’attenzione del microscopista. I botanici le suddividono in quattro ordini. Tre di essi sono rappresentati da alghe che si presentano solitarie; all’ordine delle filamentose, invece, appartengono alghe che si attaccano le une alle altre, formando dei fragili filamenti che possono interrompersi facilmente, senza che i singoli componenti ne risentano. Sono definite “coniugatoficee” per il modo in cui si riproducono: le cellule di sesso diverso si avvicinano e si uniscono attraverso un piccolo canale, con il quale scambiano il loro patrimonio genetico. Le coniugatoficee possono riprodursi anche per divisione. Particolarmente belle sono le closterium, dalla tipica forma a falce di luna.

 

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