Tutte le orchidee sono micorrizate, ossia vivono un rapporto di simbiosi, non ancora del tutto chiarito, con un fungo; tale fenomeno è conosciuto come simbiosi micorrizica (da mycos, fungo e ryzon, radice).
I funghi in questione sono organismi microscopici filiformi le cui ife (sottili appendici plurinucleate) vivono all’interno delle cellule vegetali dell’apparato radicale delle orchidee; se osservate al microscopio ricordano l’aspetto di gomitoli.
Il rapporto di simbiosi apporta un vantaggio sia all’ospite che all’ospitante: i filamenti del fungo intaccano la materia organica per scomporla ed apportare le sostanze nutritive alla pianta; viceversa la pianta cede al fungo zuccheri elaborati attraverso la fotosintesi.
In natura le orchidee non sono le uniche depositarie di questo avvenimento, anzi quasi tutte le radici delle piante vivono in associazione con un fungo, ma per le orchidee questo rapporto è fondamentale, senza di esso la loro stessa vita non potrebbe realizzarsi.
La simbiosi si instaura già all’interno del seme.
I semi delle orchidee sono talmente piccoli da sembrare polvere, questo è un vantaggio nella dispersione anemofila (tramite il vento), ma date le minute dimensioni possiedono una scarsissima riserva nutritiva per alimentare l’embrione. Sono le ife del fungo che entrando nell’embrione stimolano la germinazione ed apportano le necessarie sostanze nutritive; poi mano a mano che la pianta cresce, le ife vengono confinate nell’apparato radicale.
Questo sistema è utilissimo soprattutto nelle piante epifite (che vivono sospese sopra altre piante), poiché il fungo sviluppa la coesione tra l’orchidea e la corteccia della pianta ospite e la mette in contatto con il terreno che circonda quest’ultima.
La simbiosi micorrizica è tanto più importante se si pensa che i semi non possono germinare fuori da tale contesto. Questo fenomeno ha rappresentato uno degli ostacoli più difficili nella coltivazione delle orchidee. Nel passato gli orchidofili, quando tentarono di coltivare i semi senza successo (per la mancanza alle nostre latitudini del fungo simbionte), favorirono il sorgere delle tante leggende sul sistema utilizzato dalle orchidee per nascere.
Una storia fra tante è legata alla Cypripedium calceolus o “scarpetta di Venere”, un’orchidea molto conosciuta nel lontano passato dell’Europa. In questa leggenda si narra che la dea Venere percorresse insieme ad Adone i monti e le selve e nel corso di un fortissimo temporale, smarrisse una scarpetta. Venne ritrovata da un mortale che si avvicinò per raccoglierla, ma non l’aveva ancora toccata che essa si trasformò in una piantina il cui petalo centrale (labellum) conservava ancora il colore dell’oro col quale erano confezionati i calzari della dea.
Cypripedium calceolus o “scarpetta di Venere”